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Settembre e ottobre: con l’autunno falliscono le compagnie aeree

mercoledì 30 ottobre 2019

In attesa di news su Alitalia, l’ultimo caso, e forse il più clamoroso, è quello di Thomas Cook – società inglese ultracentenaria – che ha chiuso i battenti circa mese fa, ma dal 2017 si contano più di 20 casi di compagnie aeree che sono fallite. Di queste, almeno 11 hanno fatto crack nei mesi di settembre e ottobre. Un caso?

Il primo posto dove guardare è la cassa

Limitandoci ai crack europei durante gli ultimi due anni troviamo nomi come Primera Air (Danimarca), Cobalt Air (Cipro), Air Berlin (Germania), Small Planet (Lituania), FlyBMI (Regno Unito), Germania (Germania), WOW Air (Islanda), Aigle Azur e XL Airways (Francia), Adria (Slovenia) e la già citata Thomas Cook.

A parte WOW, tutte queste sono fallite durante i mesi di settembre e ottobre, ma perché?

Va considerato innanzitutto che sul mercato europeo, più che in altri continenti, in estate le compagnie aeree realizzano la maggior parte dei loro profitti, cosa che porta a un flusso di cassa decisamente sbilanciato. Nel terzo trimestre del 2018, Ryanair ha fatturato 2.1 miliardi di dollari, contro i 901 milioni del primo.

Pensando che in genere i biglietti vengono acquistati con un certo anticipo, è facile capire perché la maggior parte delle entrate si realizzi tra marzo e agosto. La conseguenza è che col drastico calo degli incassi, in particolare nel mese di settembre, le compagnie abbiano più difficoltà a ripagare i debiti e a sostenere i costi di gestione come carburante e stipendi, per dirne due.

Si genera quindi un circolo vizioso: le compagnie aeree non possono pagare le fatture, gli aerei in prestito vengono restituiti, quelli di proprietà pignorati dagli aeroporti che non si vedono pagare le tasse aeroportuali, i voli vengono cancellati e quindi i passeggeri devono essere rimborsati e compensati, bisogna pagare loro gli eventuali pernottamenti in hotel, più tutti gli eventuali danni.

Il caso Thomas Cook

Per capire esattamente quanto tutto ciò possa essere non improvviso, bensì rapido, l’esempio di Thomas Cook è perfetto.

Thomas Cook

È calata la notte su Thomas Cook

La compagnia aerea era notoriamente in difficoltà economiche da mesi, tanto che ad agosto sono circolate voci di salvataggio (qualcosa non nuovo al pubblico italiano, vista la situazione quasi cronica di Alitalia). La settimana stessa della bancarotta le speranze erano scomparse del tutto e la sorte dello storico vettore inglese era chiara, ma fino alla sera stessa del crack, il 22 settembre, le operazioni di volo si svolgevano in modo regolare, fino al momento dell’annuncio a cui è seguito lo stop immediato a ogni azione.

(Siamo spiacenti di annunciare che Thomas Cook ha cessato le operazioni con effetto immediato. Questo account verrà monitorato. Visita https://t.co/4lGVHZm2jQ per ulteriori informazioni. #ThomasCook pic.twitter.com/NJ7vi4UJZ4 - Thomas Cook Airlines - 23 settembre 2019)

La cessazione delle attività implica anche che il personale non svolge più le mansioni per la compagnia e, quindi, nessuno si occupa di tutelare i passeggeri prenotando pernottamenti e voli alternativi.

Nel Regno Unito la CAA (Civil Aviation Authority) in questi casi speciali si sostituisce alla compagnia aerea in bancarotta, assicurando la necessaria assistenza. Per questo tipo di emergenze ha accordi con alcune compagnie, soprattutto specializzate in voli charter, e ne sigla altri a seconda delle esigenze. In questo caso, sono state coinvolte tra le altre anche Ryanair e easyJet, ma per un evento delle dimensioni del fallimento di Thomas Cook, la CAA ha deciso di affittare un Airbus A380 della Malaysian Airlines, l’aereo per trasporto passeggeri più grande al mondo.

È da sottolineare l’organizzazione dell’autorità britannica, che si è mossa con tempismo perfetto: l’aereo proveniente da Kuala Lumpur è atterrato a Manchester pochi minuti dopo la mezzanotte del 23 settembre, ossia a poche ore di distanza dalla comunicazione dell’avvenuto fallimento.

All’A380 è stato affidato il compito di rimpatriare i turisti che si trovavano a Palma de Mallorca. Operando 3 voli al giorno, ha potuto spostare fino a 1500 passeggeri in tale arco di tempo, equivalenti a circa 7 voli con Airbus A321, come quelli usati da Thomas Cook “all’andata”.

In questo modo, in poche settimane 150000 persone sono state fatte rientrare nel Regno Unito dalle varie località di vacanza, alcune addirittura con solo alcune ore di ritardo rispetto agli orari della prenotazione originale anche se a breve distanza dalla comunicazione ufficiale del crack!

A380 Malaysia Airlines

Airbus A380, anche detto "Gigante Verde" per le sue basse emissioni

La colpa non è solo dell’estate

Osservando le compagnie citate all’inizio di questo articolo, la metà era specializzata in voli a lungo raggio (Air Berlin, Primera Air, WOW Air, XL Airways e Thomas Cook).

Questo modello di business ha mostrato buoni risultati in Asia e in Oceania, ma in Europa – viste le dinamiche – sembra essere stato supportato per larga parte dalla grossa crescita globale del mercato dell’aviazione avvenuta negli ultimi 5 anni, grazie soprattutto al calo del prezzo del carburante tra 2014 e 2015.

Nel 2017, con il riaumentare dei prezzi, abbiamo potuto vedere sempre più compagnie “abbassare la saracinesca” dei propri hangar.


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